Dice di Grenè : “Pittore irrequieto perché il suo io è in perenne ricerca, tale irrequietezza la trasporta nella tela in una esternazione mai uguale ma in continuo movimento. Le emozioni interiori si trasformano molto spesso nell’ordito pittorico in simbolismi che vanno interpretati in lettura freudiana, così come i toni forti esprimono i sentimenti sempre in contrapposizione, sempre in lotta, in un’alternanza tutta a favore dell’arte. I suoi quadri passano dal simbolismo puro alla trasposizione metaforico-immaginifica, alla descrizione pedissequa della storia quotidiana della vita in una visione forte e voluta, quasi una lezione al lettore che talvolta si trova a dover rileggere con calma le profonde esternazioni del pittore perché la dialettica pittorica nasce dall’io irrequieto ma non tracima in effluvio, ma si rivolge all’esterno in un continuo desiderio di ricerca e trasformazione, vale a dire che la mente creativa di Grenè termina solo quando il pittore posa il pennello. Ha un’ottima padronanza della tecnica pittorica sia quella ad olio sia nell’acrilico, ma la scelta della tecnica non influenza mai l’oggetto dell’inconscio che il pittore sta per “inventare” essendo la sua una pittura che qui si vorrebbe definire “itinerante”, dall’anima alla tela, in un’alternanza di visioni e di sentimenti che mutano momento dopo momento l’ordito pittorico. E il tormento, quasi caravaggesco, termina solo dopo aver impresso l’ultima pennellata sulla tela, ma questo non inficia per niente l’arte di Grenè, anzi è la caratterialità della produzione pittorica di Renato Ghislandi e che gli ha reso tutto il suo enorme talento a vantaggio non solo dell’arte, ma anche del pubblico e della critica.”